10 Luglio 2025

Ettore Marino

Saggistica

Se (me) lo dici tu!… Follia e discorsi

di

Ettore Marino

L’articolo che segue era già stato pubblicato sul numero 75 della cosentina semestrale rivista di cultura ilfilorosso. Con il permesso di chi la dirige, lo propongo ai lettori di Terre Letterarie.

C’è un colloide che tutti ci tiene. Si chiama Chiacchiera. Lo materiano noia, invadenza melliflua o arrogante, onniscienza distratta, simpatia revocabile. È una sorta di limo, buono all’attacco e alla difesa, che danna e salva perciò tutti e ognuno. S’irrigidisce a volte in sasso: salvifico anche qui, giacché chi ha poche idee, e le ami quanto ama sé stesso, incede e frange ogni barriera. Si chiacchiera, e si è: si è l’ubiquità senza nome né volto, si è il tutto-tutti che nulla tollera oltre sé… Continua a leggere…

Letteratura

Il patibolo e la grazia

di

Mario Gaudio

Inizierò con un aneddoto. Si racconta che lo scrittore russo Lev Nikolàevič Tolstoj (1828-1910) ricevesse quotidianamente per corrispondenza centinaia di versi di improvvisati poeti in cerca di un’approvazione e con sogni di visibilità. Soffocato dalle molteplici lettere, egli si lamentò della «perniciosa epidemia di poesia» che imperversava in quegli anni, ma il fenomeno non si stemperò né si interruppe e Tolstoj, quasi esasperato, passò all’azione decidendo di rispondere a questa singolare proliferazione poetica con delle cartoline su cui campeggiava un timbro riportante per tutti il medesimo testo: «Lev Nikolàevič ha letto i vostri versi e li ha trovati molto scadenti. In generale, non vi consiglia di dedicarvi a questa attività». Continua a leggere…

Fragmenta

Un lupo, più lupi, la bestia…

di

Ettore Marino

Gévaudan: si chiamava così una provincia del Mezzogiorno della Francia: aspra ventosa fredda povera. La Rivoluzione ne rimpastò i confini ribattezzandola Lozère. Nessuno più ricorderebbe il vecchio nome, se un’ombra assassina non lo avesse marchiato per sempre. Creduta e non creduta, infatti, una voce s’era messa a vagare per tutta la Francia sudorientale; era l’autunno del 1763, e la voce diceva di donne e di ragazzi uccisi o scampati per prodigio agli assalti di un’orribile fiera. La voce si muta in evidenza quando è rinvenuto ciò che resta del corpo di Jeanne Boulet, pastora di quattordici anni. È il 30 Giugno del 1764. Continua a leggere…

LetteraturaTerre Letterarie

Dal corpo di una lettera

di

Ettore Marino

Valery Larbaud coniugò in sé sapienza varia e vera, amore del nuovo, ripiegamenti e nostalgie. Viaggiò e s’imbevve di spettacoli. Il treno era un mezzo fatato. Lo cantò come segue: “Dammi il vasto tuo strepito, il così dolce solenne tuo incedere, / il tuo scorrere a notte lungo l’Europa illuminata, / o treno di lusso!, e l’angosciante musica / che va frusciando lungo i tuoi corridoi di cuoio dorato / mentre, di là dalle laccate porte dai grevi chiavistelli in rame, / i milionari dormono. […] Continua a leggere…

Arbëria

Il «quadrifoglio» poetico di Ettore Marino

di

Mario Gaudio

La lingua ‒ si sa ‒ è donna volubile e, in quanto tale, talvolta si presenta sotto le sembianze di nobile matrona agghindata di norme a cui i benparlanti cercano di attenersi in maniera scrupolosa, talaltra essa assume le movenze di capricciosa ragazzetta che, spogliatasi degli orpelli imposti da grammatici e pedanti, si lascia accarezzare liberamente da usi e consuetudini che gli uomini di ogni tempo e latitudine sviluppano, più o meno consapevolmente, nel corso della loro quotidiana attività comunicativa. Continua a leggere…

Letteratura

Ein geländerter Steig. Nota su Federico Schiller

di

Ettore Marino

Il breve saggio che segue mi era stato gentilmente pubblicato nel numero 74 (Gennaio – Giugno 2023) de ilfilorosso di Cosenza, ricco e leggiadro semestrale di cultura che con eguale gentilezza mi permette di riproporlo ai lettori di Terre Letterarie.

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Non ho mai incontrato nessuno che avesse letto Schiller. Non è colpa né merito. Sull’eventuale perché tenterò ben due ipotesi: una severa, una monella. Intanto: quale felicità sognò il poeta svevo? Continua a leggere…

Arbëria

Gennaro De Cicco. La carta e il territorio

di

Mario Gaudio

Percorsi e momenti di storia locale e oltre è opera squisitamente antologica e, in quante tale, si macchia di un duplice crimine: il primo perpetrato nei confronti dei testi accolti ‒ i quali sono stati asportati dai macrocontesti originari ‒; il secondo consumato ai danni dei testi esclusi che, almeno apparentemente, possono essere classificati come negletti e indegni di attenzione. Continua a leggere…